AFRICA in moto:
diario di viaggio di Marcello Carucci

 
Viaggio in solitaria Roma-Dakar attraversando sei stati in trenta giorni. 12000 km percorsi. Ne ha parlato "Il Tempo", il "Corriere dello Sport", "Motociclismo", "Due Ruote News" e il telegiornale di Roma.

Roma - Dakar: 24 Luglio - 21 Agosto 2005

Viaggiare non vuol dire solo trovare riposo su una spiaggia ben organizzata o partire alla volta di mete turistiche, accompagnati da una guida e magari in caccia di ristoranti di ottima qualità. Per me viaggiare è una sfida con me stesso, uno sport estremo che trova significato in una passione irrefrenabile per la moto e una curiosità tale da spingermi sempre più in là. Per il 2005 avevo un desiderio: portare la mia moto da strada fino a Dakar. Così il 24 luglio parto da Roma e arrivo a Civitavecchia dove imbarco la mia moto, arrivo a Barcellona in nave e poi da qui mi affido al mio mezzo; e viaggio fino a notte riposandomi su una panchina di un autogrill, pratica notturna che seguirò spesso. Il giorno 25 luglio arrivo ad Algesiras in Spagna dove mi imbarco per Tangeri (Marocco), iniziando cosi la lunga sfida con il deserto. In Mauritania non tardano ad arrivare i problemi, carenza di acqua, difficile rifornimento di benzina difficoltà di trazione a causa della sabbia. Portare una moto da strada è un'impresa a dir poco ardua e insabbiarsi diventa una costante. Nel deserto rimango più volte senza carburante, ma ho l'aiuto di qualche passante che mi fornisce qualche litro di benzina in cambio di dollari o meglio ancora di euro, loschi individui mi chiedono cibo, poi subentrano altre difficoltà sulla pista di sabbia: mi areno completamente per cui devo ricorrere all'aiuto di individui in cambio di soldi, continuo il viaggio sulla pista e più volte mi insabbio, per uscirne devo caricare la moto su un fuoristrada e il tutto dietro pagamento di oltre 600 euro. Sembrerebbe che il popolo della Mauritania, non aspetti altro che le tue disavventure per spillarti soldi a sbaffo, un individuo mi ha chiesto addirittura 1000 euro. Questa imprevista situazione mi ha costretto ad una sosta obbligata nel deserto e per di più con tre litri di acqua dalla mattina al giorno dopo. Fortunatamente tra una difficoltà e l'altra riesco ad arrivare la sera del 29 luglio a Nouadhibou (Mauritania), dove pernotto in un casolare di un campeggio in compagnia di sgradevoli scarafaggi. Qui faccio le prime conoscenze con persone locali che mi offrono da mangiare ma con molto garbo rifiuto il loro cibo in quanto vegetariano. Lo avrei ugualmente fatto per le precarie condizioni igieniche. Da Barcellona a qui ho percorso in sei giorni 3900 km con tutte le difficoltà che proprio non immaginavo. Finalmente il primo agosto sono al confine rosso tra Mauritania e Senegal, i poliziotti e le persone locali mi vengono incontro come sciacalli chiedendomi non solo i documenti ma anche del denaro per espletare le operazioni di sdoganamento. In un primo momento mi rifiuto, mi arrabbio e mi scaglio su uno di loro, ma tutto risulta inutile perché, essendo solo, alla fine sono costretto a pagare 30 dollari (il tutto dovuto ad una corruzione spaventosa tra civili e poliziotti). Aspetto il traghetto per attraversare il fiume che deve condurmi in Senegal (5 ore di lunga e stressante attesa tra caldo, putridi odori e l'insolenza dei locali). Qui una scena mi colpisce ed impietosisce: i poliziotti percuotono bambini e donne con la cinta dei pantaloni per allontanarli da noi stranieri e come se non bastasse, li accompagnano con schiaffi, calci e pugni. Superato il fiume si presenta il solito problema; stavolta però tiro fuori solamente tre dollari. Ma i doganieri la prendono come offesa e si accaniscono su di me. Di tutto ciò si accorge un poliziotto che interviene immediatamente ed a questo punto ne scaturisce una rissa tra agenti e civili. La tensione è alta ed incalza la paura che potrebbero farmi cadere dalla moto con conseguenze che lascio a voi immaginare. Nella confusione però riesco a dileguarmi insieme ad alcuni francesi che con la loro utilitaria mi fanno da apripista. In Senegal subito mi fermano due poliziotti motociclisti a cui chiedo informazioni generali riguardanti il paese, loro mi assicurano che non ci sono problemi, cosicché mi ritorna la tranquillità e la voglia del viaggio. Riprendo il viaggio verso St-Louis ma improvvisamente inizio a piangere a singhiozzo forse per lo stress accumulato a causa della fatica, del caldo, della sete, del vento ma soprattutto per la gioia di essere arrivato a destinazione "da solo", con una moto da strada, senza l'ausilio di un navigatore satellitare e solo con la forza di volontà. Rimasto isolato da ogni contatto per quasi 4000 km di deserto, vengo a trovarmi alla fine a solo 200 km circa da Dakar. La città è calda, umida e molto caotica. Le persone mi accolgono come un eroe applaudendomi e salutandomi sia lungo le strade e sia dalle macchine. Sono contento ed entusiasta perché questo sembra essere il compenso alla mia impresa che ha messo a dura prova la mia resistenza fisica. Purtroppo un ennesimo problema: devo trovare a tutti i costi una nuova gomma posteriore, logorata dal caldo e dalle condizioni stradali. Come faccio per farmi capire? Mi chiedo. Mi rivolgo all'ambasciata ma si limitano a consigliarmi di imbarcare la moto per Livorno e prendere l'aereo per il ritorno; il tutto per una cifra talmente alta e che di certo non avevo preso in considerazione prima della partenza. Come se non bastasse ci si mette anche il colpo di stato in Mauritania: il nervosismo sale ma non demordo pensando ai momenti più brutti del viaggio. Riesco, così, con l'aiuto di un poliziotto locale, dopo ben 7 ore, a trovare una gomma usata e finalmente la monto pagando 150 euro. Dal meccanico ci accorgiamo di altro problema: la sabbia penetrando un po' dappertutto (perfino nel blocchetto della chiave di accensione), ha creato una perdita di olio della frizione. Risolvo fortunatamente tutti i problemi grazie all'aiuto di un ottimo meccanico francese. Queste disavventure hanno rafforzato in me la convinzione di avere avuto un angelo custode dalla mia parte. Il 5 agosto parto a malincuore da Dakar lasciando un popolo caloroso e simpatico e ritorno percorrendo la stessa strada e attraversando le stesse dogane, l'esperienza maturata nel percorso di andata mi ha messo in guardia, cosicché riesco a passare con un esborso totale di 10 dollari più altri 10 euro. Al crepuscolo arrivo al confine tra Mauritania e Marocco, i controlli della polizia della Mauritania vengono espletati in una tenda da alcuni militari in divisa ma scalzi ed adagiati su brande tra mosche ed immondizia. Finalmente arrivo alla dogana in Marocco, bacio per terra perché la sensazione che provo è quella di essere arrivato a casa, scambio alcune parole ed instauro buoni rapporti con la polizia: scattiamo foto, poi mi offrono da dormire in una stanza per terra, ma al caldo ed al riparo dal vento e dalla sabbia. Il giorno seguente viaggio fino al tramonto e pernotto a Bouydour (Marocco); all'indomani del giorno 8 agosto riprendo il viaggio, riposandomi solamente un paio di ore per terra presso un benzinaio locale, per poi continuare durante notte fonda. Ad un certo punto mentre percorro l'autostrada in direzione Rabat ecco che ancora accade dell'incredibile: molte persone che chiedono autostop, mi si parano davanti, con conseguenti rischi per tutti e, per completare l'opera, ci si mettono anche una decina di cani in massa, che al solo pensarci, non so quale santo mi abbia da loro protetto. Il 9 agosto sono in Spagna ed arrivo in Portogallo attraversando e visitando tutta l'Algarve con le sue splendide spiagge. Qui incontro i primi italiani che vogliono scattarmi delle foto dopo aver saputo del giro che ho compiuto, il 16 agosto il mio viaggio continua visitando Fatima, tutta la Spagna del nord concludendosi con la visita a Lourdes. Il giorno 20 agosto ho l'imbarco da Barcellona per Civitavecchia, trovando mare forza otto il giorno 21 sono di rientro a Roma avendo macinato oltre 12000 km, ma entusiasta di essere riuscito nell'impresa. Attualmente sto valutando di andare in Mongolia attraversando la Russia.
Un po' di fotografie di questo incredibile ed avventuroso viaggio si trovano nel sito dell'autore: www.marcellocarucci.it

Marcello Carucci
Info@marcellocarucci.it





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