INGHILTERRA: diario di
viaggio e di vita di Gianluca Tanda

 
-VACANZA STUDIO E LAVORO IN INGHILTERRA-
di Gianluca Tanda


Londra e le sue illusioni

Quando arrivai in Inghilterra, precisamente a Londra all'età di 23 anni, mi sembrava di aver coronato un sogno. Quella grandissima città, da sempre sotto i riflettori dei media, del cinema e nei ricordi di tutti quelli che l'hanno amata nei loro 10 giorni di vacanza, stava per diventare il mio nuovo contesto. Forte della mia positiva esperienza Erasmus in Spagna, ero convinto che quella a Londra sarebbe stato un fac-simile versione inglese. Il mio progetto era a cavallo tra delle vacanze studio all'estero ed un esperienza lavorativa. Con una laurea in marketing avevo pensato che, una volta presa confidenza con la lingua, non avrei tardato a trovare un lavoro che mi soddisfacesse e una buona cerchia di conoscenze; ma sì, ero nella città più potente d'Europa, potevo pensare in grande. Con il passare dei mesi però, mi resi conto che la realtà era lontana da ciò che avevo fantasticato e che non potevo utilizzare come metro di giudizio ciò che era stato in Spagna, per varie ragioni. Prima tra tutte, il fatto che in Erasmus non dovevo lavorare ma solo studiare e mi trovavo con persone che erano lì per i miei stessi motivi ed altrettanto spensierate. In Spagna infatti, dopo quelle 5 ore dedicate quotidianamente all'università, si tornava a casa, si studiava una manciata di ore e si usciva. I soldi della borsa, più quelli dati dai miei per pagarmi le spese quotidiane, mi consentivano di non avere preoccupazioni economiche. L'esperienza che avevo scelto in Inghilterra invece era basata solo sulle mie forze, un dettaglio che cambia notevolmente le carte in gioco. Decisi di partire con un conoscente con il quale si divisero subito le strade. Dopo una ventina di giorni dall'arrivo, mi ritrovai subito a gestire tutto da solo. Dei milleseicento euro portati, milleduecento volarono subito via per il pagamento di due mesi anticipati di affitto più caparra. Non avendo lavoro o precedenti esperienze nel regno unito, gli affittuari richiedevano infatti un anticipo maggiore come garanzia. Trovandomi a corto di denaro, e avendo pagato due mesi di affitto, trovare lavoro era un must. La cosa mi impegnò per tre giorni interi. Quando dico "tre giorni" mi viene un sorriso amaro, sapendo che il lettore lo percepirà come un lasso temporale abbastanza corto. Pensateci bene però; tre giorni. Vuol dire dedicare un intera giornata a camminare in piena solitudine in una città che neanche si conosce per cercare lavoro; questo comporta incassare molti rifiuti tra le difficoltà comunicative a spiegarsi e a capire. Il tutto sotto l'imponenza del Big Ben ed il contrasto tra i turisti, che emozionati lo fotografavano, ed io, che lo consideravo solo un orribile strumento che marcava lo scandire del tempo e la latenza dei risultati. Dopo questi interminabili giorni, trovai alla fine una mansione di "glass collector" in un locale, ossia il ragazzo che va in giro a raccogliere i bicchieri lasciati dai clienti. Nei mesi a seguire i lavoretti si susseguirono, ma saltavo sempre tra un bar e l'altro lavorando per una quarantina di ore settimanali. Per un anno i rapporti sociali erano molto fittizi e dispersivi, maturati sopratutto nei miei vari lavori e che cessavano nel momento in cui passavo ad un altro. In più, la grandezza e la frenesia della città rende anche difficile coincidere con le vecchie conoscenze e con i rispettivi orari di lavoro. Dopo un anno e mezzo riuscii finalmente ad iscrivermi ad una scuola d'inglese. Fui costretto a tagliare le ore di lavoro settimanali per studiare e i miei ripresero a mandarmi un centinaio di euro al mese che, assieme ai risparmi accumulati in quei mesi di lavori provvisori, furono sufficienti per tirare avanti. Dopo aver ottenuto la certificazione con il C.A.E. (che conferisce un livello d'inglese pari al c1, abbastanza buono), incominciai a cercare lavori che stessero in linea con i miei studi. Grazie alla buona offerta di lavoro ed assieme al mio inglese affinato, trovai lavoro presso un azienda di internet marketing. La paga era buona, il lavoro era concorde con il mio livello di preparazione. Perfetto, si potrebbe pensare, dopo un anno duro, son finalmente riuscito a portare a termine il motivo del mio progetto. La realtà era invece un altra. Se per quanto fosse stata soddisfatta la parte lavorativa, mancava tutto quello che avevo idealizzato in termini di qualità di vita e benessere generale. Lavorando infatti dalle 9 alle 5 (il classico orario inglese) si arriva a casa attorno alle 7. Organizzarsi cena e altre faccende quotidiane, la giornata era finita. Il fine settimana è libero ma, nel mio caso, era difficile passare del tempo con le persone che conoscevo; i vecchi amici erano infatti nella ristorazione, ed era il momento in cui lavoravano di più, mentre i colleghi o avevano famiglia o erano semplicemente fuori mano. Quando raccontavo ai familiari o amici che lavoravo a Londra, la cosa aveva un grande rimbombo e suscitava tanta approvazione, mettendo in evidenza tutta la loro inesperienza a riguardo. C'è sempre infatti il mito e l'idealizzazione di vivere in questi centri mondiali, però basta un esperienza come la mia per rendersi conto che, una volta entrati in una routine di lavoro a tempo pieno, è difficile anche godersi quello che ti offre quella città. Le mie giornate erano divise tra la metropolitana e il quartiere in cui vivevo, che non aveva niente a che vedere con la Londra che conosciamo tutti con il Big Ben, musei e vie commerciali. Da un paio di mesi son tornato in Italia. Il lavoro è simile ma meno ben pagato. Ovviamente i conti tornano perché la vita nella cittadina in cui vivo è decisamente meno cara. E poi qual è il valore aggiunto di vivere in una splendida città come Londra, senza poi avere il tempo materiale, e le condizioni economiche, per godertela? Dov'è la bellezza di passare due ore al giorno in metropolitana, tornare a casa in tarda serata e non avere neanche dei visi familiari con il quale fare due battute, ma solo dei coinquilini anche più stressati di te? Il mio ritorno alle origini è stato indubbiamente la scelta giusta, dove la mia personalità è finalmente riemersa e dove non sento più un senso di alienazione. L'esperienza a Londra è stata assolutamente formativa e mi ha fatto capire cose che non avrei mai potuto concepire. Se non l'avessi fatta, avrei forse avuto il rimorso di non aver vissuto un esperienza all'estero con l'illusione che sarebbe stata magnifica. Con il senno di poi, avrei scelto di fare una delle tante vacanze studio in Inghilterra in un numero limitato di mesi; vivere sul posto rimane infatti l'unico modo per acquisire un buon livello d'inglese.

Gianluca Tanda
gianluca@contentlobby.com

[Leggi anche il mio primo diario di Londra, ecc...] ...contiene alcuni degli itinerari citati
[Leggi anche il mio secondo diario di Londra] ...contiene alcuni degli itinerari citati
[Leggi anche il mio terzo diario di Londra] ...contiene alcuni degli itinerari citati





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