THAILANDIA:
diario di viaggio di Mara da Napoli

 
Thailandia da mille e una notte

Salve sono Mara e voglio raccontarvi la mia esperienza di viaggio in Thailandia, una terra che come tanti altri adoro. Sono partita sola perché credo che sia il modo migliore per vivere le emozioni di un viaggio. I primi problemi si verificarono al cambio; (che testa di rapa) a Fiumicino, avrei dovuto incassare 5000 bath e mi ritrovai solo con 3400 bath, inutili si rivelarono tutti i reclami. Arrivai a Bangkok alle sei circa il giorno successivo tenendo conto del fuso. Chiesi le prime informazioni del caso e feci anche amicizia con un ragazzo tedesco. Presi il pullman e dopo un lungo tragitto scesi per cambiare. Che strano, il bus che dovevo prendere era molto frequente, ma le porte si aprivano e chiudevano velocemente in una frazione di secondo e via... Decisi di prendere un tuk tuk e mi capitò un tipo tutto pepe. Dopo un pittoresco giro tra le caotiche vie della megalopoli mi disse di aspettarlo in un negozio per circa dieci minuti poiché aveva bisogno di un coupon per la benzina. A quel punto mi incazzai un bel po' e pretesi che mi riaccompagnasse alla fermata. Mmmph il viaggio si prospetta ricco di sorprese mi dissi! Arrivai quindi in pullman sulla Silom Road e mi recai presso il mio ostello proprio vicino al Patpong, ed ecco la più grande sorpresa: la ragazza alla reception mi dice che la mia prenotazione non risulta. Oh my God! Mi sembrava di vivere un in incubo, ma continuai ad insistere per una stanza, mi rispose che era disponibile una singola al sesto piano, ma erano sprovvisti di ascensore. Accettai subito, ma... ahi! La tipetta si ricorda improvvisamente che la stanza era prenotata... Okay manteniamo la calma, mi dissi. Cercherò un altro ostello... partirò per Ayutthaya... rinnoverò le prenotazioni... beh per fortuna trovai un altro ostello sempre sulla Silom. Ero stremata, al limite delle forze ma strinsi i denti senza scoraggiarmi. La priorità assoluta era una doccia, una lunghissima e rigenerante doccia ed un buon riposo. Odiai quella caotica ed inquinatissima megalopoli se quel giorno mi avessero detto che avrebbe scalfito il mio cuore non ci avrei creduto. Il mattino successivo davo inizio alle mie escursioni, una meravigliosa gita sul Chao Prhaya e poi al Grand Palace. Acc... é tardissimo mi dissi, sarà bene darsi una mossa. La folla che gremiva lo stupefacente Gran Palace era rappresentata esclusivamente da orientali, eh sì dove erano finiti i turisti occidentali? É impossibile descrivere la maestosità e lo splendore che tolgono letteralmente il fiato. I numerosi chedi si stagliavano imponenti, innumerevoli staue khon, figure mitologiche poste a mò di guardie del Gran Palace, suscitano sensazioni indescrivibili. Per non parlare dei dipinti Ramakien che simboleggiano una rivisitazione thailandese di epica indù. Il famosissimo Wat Phra Khaeo, che ospita la statua del Buddha di Smeraldo, è il tempio più venerato. Tutto era a dir poco irreale, indescrivibile a parole. Sembrava che il sole volesse spaccare le mura di quello sfavillante splendore architettonico e soprattutto uh le teste dei turisti. Uscendo dal Grand Palace mi diressi al Wat Pho, il magnifico tempio che ospita la statua del Buddha dormiente lunga 46 metri tutta in oro. Troppo tardi, era già chiuso! I monaci erano già raccolti in preghiera. Poco male ci sarei ritornata, così imparo a fermarmi a chiacchierare con la gente, come quel docente universitario thai. Decisi di fiondarmi al Wat Arun il quale al tramonto offre uno spettacolo mozzafiato. Eh ci restai lì fino al tramonto ero completamente sola, neanche un turista! Vidi i monaci raccolti in preghiera e mi sedetti poco distante ad ascoltare estasiata le loro litanie. Che atmosfera magica, incantata! Chiudo gli occhi avvolta da un senso di pace, come un abbraccio che infonde sicurezza, mentre un tramonto rosso fuoco illuminava le guglie del tempio... se potessi ci tornerei mille volte ancora mi dissi! Lasciai a malincuore il tempio, promettendo a me stessa che ci sarei tornata. Avrei dovuto prendere il bus per tornare sulla Silom, ma optai per un tuk tuk (che testa di rapa!) il tipo era uno scaltro volpone e si fiondò a tutto gas in uno spericolato giro tra le esotiche ed inquinate strade della capitale. Dopo un bel giro il tipo si fermò, ma non eravamo sulla Silom. Quando gli chiesi spiegazioni, si giustificò in maniera maldestra ed aggiunse che doveva fare prima un servizio poi mi avrebbe accompagnata. Lo mandai a quel paese e mi avviai da sola. La strada era a malapena illuminata da una fioca luce aranciata. Dei bambini giocavano rincorrendosi tra allegre risate, i loro volti illuminati da quei sorrisi, quelle risate felici, scaldavano il cuore. Più in là alcuni cani randagi ringhiavano inferociti, ma, non furono questi a spaventarmi. Un sinistro presentimento iniziò ad insinuarsi nella mia testa come un tarlo... era una certezza assoluta... loro erano lì... ed un brivido mi attraversò la schiena. Arrivai infine sulla Silom Road, avevo programmato di passare la serata in qualche locale ad ascoltare musica dal vivo mangiando prima un boccone in un grazioso ristorantino, ma ero troppo stanca, vi rinunciai. Sarà per domani mi dissi. Quello che ci voleva era una fantastica doccia ed un buon riposo era ciò di cui avevo bisogno per riprendermi dallo stress di quella estenuante giornata. Quella notte fui svegliata da un oggetto che cadde sulla mia testa dal letto soprastante, gridai dal dolore e ci volle un bel po' prima che mi addormentassi di nuovo. Prima che ciò potesse realizzarsi un altro oggetto cadde sul mio braccio. A quel punto mi incazzai non poco con il tipo sul castelletto. Il mattino successivo mi svegliai tardissimo, acc... sarà meglio darsi una mossa! Quel mattino mi svegliai tardissimo, acc... sarà meglio sbrigarsi mi ripetei! Una doccia, capelli bagnati, maglietta bagnata, zaino in spalla e via. Prima di partire alla volta di Ayutthaya avevo in mente tante escursioni (eh sì é necessaria almeno una settimana per visitare Bangkok e i suoi splendidi dintorni) avevo voglia di visitare altri templi, raggiungere il museo delle barche reali, passeggiare per i klong assaporando la vita reale di questo diverso volto della megalopoli, la quale a prima vista appare avveniristica, proiettata verso il futuro, ma, in un secondo momento mostra intatte le sue tradizioni. Una città dove misticismo e trasgressione, antico e moderno si fondono regalandole un fascino ammaliante. Quella giornata si rivelò densa di emozioni, di incontri che lasciano il segno, di profumi esotici che stordiscono per la loro intensità. Il Museo delle Barche Reali purtroppo era chiuso, un giro tra i klong mi bastò per capire quanto il mondo occidentale ossessionato dalla corsa al successo e al denaro è sempre insoddisfatto, incazzato, privo di valori. Vedere persone la cui povertà potrebbe inorridire in particolare un certo tipo di turisti, sorriderti con serenità ed offrirti ospitalità, scalfiva il cuore. Conobbi anche delle gentilissime musulmane che mi diedero una serie di utili informazioni. Una di loro accettò anche di farsi una foto ricordo con me. Intanto alcuni bambini si tuffavano nel Chao Praya tra eccitatissime risate. Lasciai i klong con sensazioni che non si possono descrivere. Mi fermai in un ristorantino per mangiare un boccone. Ordinai riso con pollo e verdure e a parte mi fu servito il chili dalla simpaticissima padrona. Il cibo era piccante e gustoso e mi sentii immediatamente pronta a riprendere il mio giro di visite. Le donne musulmane mi avevano detto che per visitare il mercato galleggiante era utile muoversi al mattino presto. Raccontai loro le mie disavventure, aggiungendo che mi erano stati chiesti mille bath per arrivare in barca al mercato fluttuante (ovviamente lo mandai a quel paese). A quel punto mi dissero che là sarebbe stato facile gettare in acqua qualcuno che non sapeva nuotare. Passai il pomeriggio a pellegrinare per i templi, alcuni molto importanti dal punto di vista architettonico, altri meno. Il più spettacolare è senza dubbio il Wat Pho, con il suo Buddha Dormiente di 46 metri. Tutto il complesso di edifici è straordinario, immerso in esotici giardini, ho scattato fantastiche foto che vorrei scaricare. Mi avviai poi, stanca, ma felice al Lak Muang, sperando di vedere alcune scene di danza thai eseguite da quelle persone che erano state esaudite nei loro desideri, ma non ebbi questa fortuna. Pare che in questo tempio spadroneggino gli spiriti di Bangkok. Mi avviai poi al Wat Mahathat verso il Museo Nazionale che trovai un po' squallido, ma è un tempio molto venerato. Avevo intenzione di raggiungere la Golden Mountain, sulla mappa la distanza sembrava breve, ma quando mi informai, mi dissero che avrei dovuto camminare parecchio e anche se avessi preso un bus avrei dovuto fare un bel tratto a piedi ed avrei trovato oltretutto il tempio chiuso, visto che era tardi. Pazienza! Quella sera avevo intenzione di folleggiare, scelsi di andare prima a Little Arabia sulla Sukumwit Road. Mi divertii molto a girare tra le coloratissime bancarelle da cui si sprigionavano mille odori di spezie. Si poteva trovare di tutto! La Sukumwit è, inoltre, la zona dei ristoranti più raffinati e negozi esclusivi. Scelsi di cenare là (naturalmente optai per un economico, ma graziosissimo ristorantino rigorosamente thai. Dopo cena mi avviai verso la BTS, ma, acc... troppo tardi! Quella delle undici era già partita. Poco male, prenderò bus oppure un tuk tuk (sperando di arrivare a giusta destinazione!). Aspettai un po', ma di bus neanche a sognarli. Appena vidi sfrecciare un tuk tuk, lo chiamai al volo. In un attimo volammo via con il suo rumorosissimo e velocissimo mezzo, gli ricordai ancora una volta dove doveva portarmi, nel caso lo avesse dimenticato, mi disse di non preoccuparmi... ma dopo un lungo giro il volpone si fermò e mi chiese candidamente di accompagnarlo a fare un servizio. Esasperata scesi in fretta dicendogli delle cosine non molto simpatiche. Avevo un diavolo per capello ed ero ormai certa della causa di tutte quelle disavventure. Mi avviai a passo veloce in quella strada deserta e illuminata scarsamente dalla fioca e suggestiva luce aranciata. Appena vidi un tipo uscire da una strada laterale gli chiesi dove potevo trovare una stazione di polizia. Il tipo mi diede le informazioni richieste e mi avviai a passo sostenuto. In quel frangente fui raggiunta dal tipo che mi aveva portata lì con il tuk tuk. Mi chiese i soldi e io pensai che alludesse a quelli della corsa, gli dissi di andarsene perché non avrebbe avuto un bath, notai che stava spruzzando qualcosa su un fazzoletto, in quel momento non realizzai quali fossero le intenzioni, ma iniziai a correre per sbattere quasi immediatamente contro un tipo con i muscoli di acciaio. Continuai a correre raggiungendo un piccolo ponte, scesi per una lunga rampa di scale, seguendo le informazioni che mi erano state date e dopo un tratto di strada giunsi al posto di polizia (ehi non spaventatevi!). La causa delle mie disavventure era rappresentata da un gruppo di italiani che ha cercato anche altrove di ammazzarmi. In realtà queste persone sono state ad un passo da tale obiettivo, in Italia. E' qui che ho subito le cose più atroci, è qui che si trovano i mostri capaci di tutto, gli stessi mostri mi avevano seguito in Thailandia. Ma è stato qui che, non molto tempo fa, mi hanno ridotta in coma. A seguito di tale orribile esperienza è stata messa fine a tutte le denuncie contro le predette persone, le quali minacciavano di far eseguire di nuovo la medesima atrocità finché non fossi finita in una bara. Lì non mi permisero di sporgere ed organizzarono il trasferimento presso un altro posto di polizia. Insomma fu una vera odissea e nei giorni a seguire le visite furono talvolta intervallate da alcuni stop presso gli uffici di polizia redigere denuncie (in uno di questi fu necessario puntare i piedi per ottenere i miei diritti). Mi dissero che era necessario prenderli sul fatto, quindi chiamare immediatamente. Certo che ci vuole! Basta un telefono e soprattutto che i bastardi non siano ancora a distanza ravvicinata. Mi chiesero informazioni dettagliate sui fatti ed anche il numero della stanza del mio ostello. Bene, quella sera, quando tornai sulla Silom ero stanchissima, ma niente avrebbe distrutto la mia voglia di godermi questa enigmatica ed affascinante città. Mi fiondai nel Patpong per passare un po' di tempo in assoluto relax, ad ascoltare musica e bere un drink. Curiosai un po' tra i vari locali e nel bazar. Il Patpong offre svariati tipi di locali, da quelli di semplice divertimento ai locali a luce rossa per gli sporcaccioni/e. Cercai ovviamente un locale normale e restai lì fino alle quattro ad ascoltare musica fino alle quattro circa. Quando andai via era ancora gremito di turisti. Il bazar e le bancarelle sulla Silom avevano già tolto le tende. Raggiunsi il mio ostello, una lunghissima doccia e poi dopo pochi istanti ero tra le braccia di Morfeo. Quel mattino mi svegliai tardi, in camera dormivano ancora a causa delle ore piccole. Feci una doccia e mi precipitai giù a prendere il bus. Mi resi conto che era tardi per andare a Damnoen Saduak e decisi di completare le visite ai templi che mi interessavano. Feci un bel pezzo a piedi ed ero stanchissima, mi fermai per riposare un po' e comprare da bere (prendetevela comoda, con il caldo tropicale le distanze vanno moltiplicate per quattro! Io avevo già messo a dura prova il mio fisico). Mi avviai verso la Golden Mountain bevendo come un cammello. Chiesi alcune informazioni ad un ragazzo con il quale feci subito amicizia. Era di Singapore e sarebbe partito il giorno dopo, decidemmo di passare la giornata insieme e prima di raggiungere la Golden Mountain, visitammo il Wat Suthat famoso per la sua grande altalena, dove un tempo si svolgevano pericolose esibizioni e per questo abolite da tempo. Ciò che resta ormai sono due enormi pali rossi, ma il pendolo è stato rimosso. Guardammo tantissimi dipinti murali raffiguranti storie di epica thailandese. Infine sedemmo a lungo a chiacchierare, proprio vicino ai Golden Buddha. Parlammo di tutto animatamente ed ovviamente ci scambiammo i numeri di telefono. Fu lui a notare le ecchimosi sul mio braccio, mi chiese cosa era accaduto ed intanto le riprendeva con il telefonino. Gli raccontai tutte le mie disavventure, riconducibili a quel gruppo di italiani. Mi disse chiaramente che qualcuno aveva intenzione di uccidermi, disse che una donna che credeva di essere una svedese commissionava ciò supportata da un gruppo di italiani. Mi chiese se avevo mai ricevuto una coltellata... gli risposi che ciò si era verificato tempo addietro. A quel punto aggiunse che questa tipa raccontava che avevo dato una coltellata a suo padre e pretendeva che morissi. Eh sì erano stati dati dei soldi... tutto era una matematica certezza. Dopo un bel po' ci avviammo verso la Golden Mountain, un tempio dalla bellezza indescrivibile, posto accanto al Wat Saket, un tempio molto venerato. La Golden Mountain è costruita su una collina artificiale, si arriva in cima salendo una ripida scala di 318 gradini, fiancheggiata da piante tropicali, rocce dalle strane forme e dal lato opposto dai tetti a pagoda del Wat Saket. Ci fermammo un po' a scattare foto in una rara, incantevole atmosfera... Arrivati in cima, la vista è spettacolare, il grande chedi svetta imperioso ed in esso sono contenute alcune reliquie del Buddha. Restammo un po' là seduti a terra a piedi scalzi continuando a parlare animatamente, mentre il cielo assumeva le magnifiche tonalità rosate del tramonto... Andammo via con una certa riluttanza, ma era ora per i monaci di chiudere il tempio. Camminammo senza fretta in quelle strade silenziose dove regnava un magico senso di pace. Ci inoltrammo in una giungla di bancarelle di artigianato (eh sì, già ne avevo esplorate tante il giorno prima) e piccole botteghe di artigiani. Infine ci sedemmo stanchi, ma entusiasti e decidemmo dove passare la sera. Optammo per la chiassosa China Town e e ci avviammo sul tardi verso la meta. Lungo la strada ci fermammo in una locanda per mangiare qualcosa e ci addentrammo poi tra la folla brulicante di China Town, le strade erano piene di bancarelle che esponevano ogni sorta di cibo e da cui si sprigionavano intensi profumi di spezie che quasi stordivano per quanto erano forti. Le insegne a neon illuminavano la lunghissima strada e suggestive musiche si fondevano in armonia. Visitammo alcuni templi taoisti e buddhisti estremamente decorati dal punto di vista architettonico. Ci perdemmo poi tra gli innumerevoli venditori di varie tradizionali pozioni di erbe medicinali cinesi. Fummo piacevolmente sorpresi da uno spettacolare e rinfrescante acquazzone monsonico che durò ben poco, lasciando di nuovo spazio alla perenne afa tropicale. Ci spingemmo fino a Little India, ero esausta, stravolta da mille emozioni e... con i piedi distrutti ...insomma fu una giornata da mille e una notte... quando finalmente tornai al mio ostello, mi concessi una lunga e rilassante doccia, una volta in stanza fu molto bello condividere le emozioni di quella giornata con altre ragazze. Una pimpante ragazza inglese mi raccontò entusiasta le sue escursioni (anche lei viaggiava sola) e mi mostrò con orgoglio i suoi superbi acquisti. Fu lei che notò le numerose flittenule sotto i miei piedi e mi consigliò di pungerle per far fuoriuscire il liquido, ma temevo qualche infezione. Realizzai, però, che era la cosa più saggia da fare, se volevo continuare a camminare. Quando smettemmo di chiacchierare era tardi ed il silenzio era ideale per conciliare un buon sonno, ma improvvisamente una fracassosa ed interminabile scorreggia, dal piano soprastante, ruppe quel religioso silenzio nelle tenebre della notte. Urlammo e ridemmo di gusto, mentre i ragazzi al piano soprastante (nella stanza accanto alla persona incriminata) ridevano tra pesanti battute, in quel frangente sentii la sua voce... eh sì di colei che credeva di essere una svedese... che goffamente gridava: is registrator! Risate scroscianti e inviti ad andare casa e ...in bagno seguirono il tutto! Eh sì la causa delle mie disavventure, colei che commissionava la mia morte era là (insieme ad un gruppo di italiani, tra cui sua cognata: ispettrice di polizia di stato, la quale si adoperava a concretizzare ogni psicotico desiderio). Il mattino seguente mi alzai piuttosto riluttante, (eh sì avrei continuato volentieri a smaltire la stanchezza!) ma volevo andare assolutamente a Damnoen Saduak. Il viaggio fu piuttosto lungo, ma ne valse la pena, per una che come me che è appassionata di fotografia rappresentava un vero paradiso, inoltre questo mercato galleggiante è il più importante della Thailandia! Mi inoltrai nel labirinto dei khlong pieni di bancarelle coloratissime, piccoli ristorantini lungo il fiume dove si trovano le piroghe colme di ogni sorta di coloratissima frutta e spezie. Le venditrici indossano caratteristiche divise blu ed enormi cappelli di paglia. Quando lasciai mercato fluttuante mi affrettai per raggiungere in tempo il Thai Village per assistere ai caratteristici spettacoli di danze, thai box ed altre caratteristiche esibizioni. Oltretutto il mercato stava per chiudere ed io volevo assolutamente arrivare in tempo al Rose Garden (eh sì la giornata precedente era stata stressante e la scorreggia dal piano soprastante mi aveva impedito di riposare bene. La tizia oltre a gridare la predetta goffa e ridicola cosa, aggiunse a squarciagola: liberatemi dal castigo! ...no comment). Presi un bus e giunsi al Rose Garden, pagai il biglietto al cancello dove mi dissero che per il teatro dovevo fare un altro biglietto (cosa molto strana!). Raggiunsi in fretta il Thai Village in tempo per lo spettacolo ed entrai senza pagare un altro biglietto. Le esibizioni furono stupende, era stata ricreata la tradizionale vita nel villaggio dove alla fine si celebrava un matrimonio. Fantastiche le tradizionali danze thai, ci fu anche una dimostrazione della famosa thai boxing ed altre tradizionali rappresentazioni (ho scattato delle bellissime foto che invierò). Una volta fuori dal teatro ebbi modo di assistere ad una rappresentazione di elefanti al lavoro, poi manifestazioni artigianali, filatura ecc... I giardini sono bellissimi, come la serra di rose. Mentre raggiungevo il punto dove sono tenute infinite specie di uccelli, fui sorpresa da un infernale temporale monsonico. Tornai verso sera ed avevo ovviamente capelli e vestiti asciutti. Di nuovo spadroneggiava la grande afa. La serata la trascorsi curiosando tra le bancarelle del bazar e poi il solito drink in un locale ascoltando della buona musica. Mi aspettavano altre fantastiche escursioni, poi via... verso il fantastico nord! Il mattino seguente mi alzai decisa ad iniziare presto le mie escursioni. Feci una doccia e scesi giù, avevo in programma una visita a Nakhon Pathom ed altre escursioni a Bangkok. Scesi in fretta e mi avviai verso la fermata, ma, improvvisamente qualcuno mi punse, in pochi istanti vidi un tipo dileguarsi tra la folla, poco distante, invece, vidi di nuovo la tipa che credeva di essere una svedese, la quale ridiresse in una macchina, alla cui guida sembrava esserci una donna. Tornai al mio ostello raccontando ciò che era accaduto ed effettuai un lungo lavaggio sulla parte cercando di favorire la fuoriuscita di sangue. Ci fu anche una sorta di incursione da parte della polizia. Eh sì, dopo tale intervento il tipo (presumibilmente thai) tolse le tende con una terribile urgenza. Decisi di far passare un po' di tempo prima di uscire di nuovo, al fine di evitare altre disavventure su commissione. Ovviamente i miei programmi cambiarono, mi fiondai a Siam square, sperando di evitare ulteriori episodi spiacevoli, poi sul tardi avrei seguito i miei programmi. Avevo un diavolo per capello, ma, nulla avrebbe potuto scalfire il profondo amore che nutrivo per quella straordinaria città. Camminai tra la folla che gremiva i marciapiedi verso la Praya Thai Road, mi fermai spesso vicino le numerose e coloratissime bancarelle, musiche a tutto volume sembravano stordire ed al tempo stesso catturarti... I numerosi negozi offrivano di tutto a prezzi vantaggiosi, nonostante ciò fui costretta a rinunciare ad alcune tentazioni (dovevo fronteggiare ancora quattordici giorni di viaggio e ciò che era accaduto a Fiumicino aveva dato un bel taglio ai miei averi). Pensare che avevo in programma di spendacciare in ogni sorta di acquisto (artigianato locale soprattutto!) al mercato del Chatuchat! Continuai a curiosare tra negozi e bancarelle, tornai poi a Siam square, mi sarebbe piaciuto visitare la Siam Society, ma non ero in vena, ero stanca a causa del caldo, delle ore piccole ed incazzata nera per gli ultimi avvenimenti che mi avevano costretta a modificare i miei itinerari. Andrò domani a Nakhon Pathom mi dissi, voglio approfittarne per visitare le maggiori attrazioni di Dusit, (in particolare il Palazzo Vimanmek completamente in taek) quindi dovevo sbrigarmi se volevo godermi il meglio di questa repentina variazione di programma. Lasciai negozi e bancarelle e mi organizzai per arrivare a Dusit. Quando raggiunsi la Ratchawithi Road una nuova orrenda sorpresa mi attendeva. Mentre camminavo vidi in macchina un uomo al posto di guida ed accanto a lui... la mia persecuzione, la tipa ossessionata da psicotici istinti omicidi. Lasciai quel chiassoso intrigo di bancarelle, mentre le esotiche musiche mi raggiungevano a distanza sempre più fioche e lontane. Mi organizzai, quindi, per arrivare a Dusit, ma una volta raggiunta la Ratchawithi Road, una nuova orrida sorpresa mi attese, gelida ed imprevista. In una macchina al cui posto di guida sedeva un uomo, vidi lei... la donna ossessionata da psicotici istinti omicidi. In quel frangente si accostò il tipo che mi lasciò con il tuk tuk in quella strada deserta... sì, colui che tornò indietro a reclamare soldi ed intanto spruzzava qualcosa su un fazzoletto... Fu un attimo e scappai con quanto fiato avevo in gola, non sentivo più il caldo e la stanchezza era svanita... completamente! Decisi impulsivamente di tornare indietro e fu una saggia decisione. Fu una giornata da incubo, da dimenticare, ma nonostante tutto decisi di restare a Bangkok e completare le mie escursioni. La sorpresa più grande la ebbi la sera successiva, quando tornai in ostello, dopo una giornata passata a Doamnoen Saduak (eh sì ci tornai di nuovo!) e a Nakhon Pathom. Quasi non credevo ai miei occhi: due tipe di vecchia conoscenza (purtroppo!) sostavano nella hall, accompagnate da un tipo, (anche lui, volto non nuovo) in una frazione di secondi tutto mi fu tutto chiaro... Ciò di cui ero stata vittima, era riconducibile anche a queste persone, oltre alla già citata tipa, la quale alloggiava al piano soprastante la camerata dove era sistemata la sottoscritta (anche lei accompagnatissima!). Le due predette tipe erano tristemente note per fatti verificatisi nella città in cui vivo, operati quasi sempre in cooperazione alla famiglia della suddetta tipa. Sentii ancora quel brivido gelido lungo la schiena, quale presagio di tremende disgrazie...

Mara da Napoli

[Leggi anche il mio diario della Thailandia] ...contiene alcuni degli itinerari citati





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