04/03/2008 Durante questo viaggio ho avuto la soddisfazione di poter portare mio papà in vacanza con me. E' stato molto bello stare per qualche giorno insieme, condividere il piacere di vivere un'avventura fuori dal consueto, da ricordare con gioia (anche a tanto tempo di distanza). Di mattina prestissimo siamo decollati da Milano Malpensa con un volo "Easy Jet". Tenuto conto del fuso orario, un'ora indietro rispetto all'Italia e alla durata del volo (di circa tre ore e mezza), siamo arrivati a Marrakech che era ancora abbastanza presto, per cui verso metà mattinata eravamo già in giro per la città (però adesso un passo alla volta, la descrizione del viaggio ritorna alle fasi appena successive all'atterraggio). Una volta giunti all'aeroporto di Marrakech (che peraltro è nuovo ed in perfetto stile arabo, con piastrelle e decorazioni tipiche del luogo), per poter passare la dogana bisogna compilare con i propri dati anagrafici la carta turistica che viene data sull'aereo o che comunque si trova facilmente in aeroporto. Tutto ciò è molto sbrigativo e in quattro e quattr'otto eravamo già fuori dal terminal. Così siamo immediatamente saliti su di un taxi e ci siamo fatti portare al nostro hotel. I taxi in Marocco sono quasi tutti sprovvisti di tassametro ed è consuetudine e, buona norma, concordare il prezzo col tassista prima di partire; per girare Marrakech sono una soluzione poco costosa. Appena si oltrepassa l'area dell'aeroporto compare già tutto il fascino del Marocco, con campi aridi, ove passeggiano cammelli, oasi di palme e nella fattispecie per quello che concerne la città di Marrakech, moltissime aiuole fiorite tenute benissimo. Poi man mano che ci si avvicina al centro, il caos cresce, le macchine sbucano ovunque, il traffico diventa sempre più frenetico. L'aria, al primo impatto con l'esterno, ci è sembrata quasi irrespirabile, tanto puzzava di gas di scarico (i veicoli sono numerosi, quasi tutti non catalizzati; molto inquinanti sono anche i tantissimi ciclomotori). Dopodiché ci si abitua all'odore di smog e non si sente quasi più (per fortuna quest'odore si attenua quando si entra nei parchi cittadini o quando ci si addentra nella zona della città vecchia). Proprio così Marrakech è divisa in città vecchia, la famosissima "medina" (scritta anche con l'iniziale maiuscola), e città nuova ("Ville Nouvelle"), l'area nella quale sorgono gli hotel ed in cui tutto si sviluppa più velocemente, così da far invidia a molte altre città ben più note. Altra prerogativa della città marocchina è il clima eccezionale: nei nostri giorni di vacanza era praticamente piena estate con temperature pomeridiane che sfioravano i 26 gradi e più (un po' freschino solamente di mattina presto). I periodi più indicati per visitare Marrakech sono appunto il tardo inverno, l'inizio della primavera o anche l'autunno inoltrato, poiché l'estate e l'inizio dell'autunno riservano temperature altissime, che, sommate al tasso di umidità (più elevato rispetto agli altri periodi dell'anno, nei quali è invece pressoché inesistente), rendono insopportabile una eventuale permanenza. Dopo che ci è stata assegnata la camera (con rilassante vista sulla piscina e sul giardino dell'hotel), siamo subito scesi in strada e ci siamo diretti a piedi verso il centro antico della città, vale a dire la medina. Abbiamo imboccato la grande via chiamata Avenue Mohammed VI (a volte scritta anche Avenue Mohamed VI), siamo transitati davanti al Théâtre Royal, quindi abbiamo attraversato il Jardin El Harti (uno dei tanti splendidi parchi di Marrakech; infatti, nonostante la sua posizione in pieno deserto, la città è incredibilmente verde, dotata di viali, giardini, aiuole, fiori e vegetazione, poiché riesce ugualmente a beneficiare di un sottosuolo ricco di acqua che arriva direttamente dalle alte cime delle catene montuose limitrofe, cioè le cime del massiccio del Jebel Toubkal (scritto anche Djebel Toubkal), con i suoi oltre 4.000 m di quota). Questo parco ci è parso grazioso e particolare poiché al suo interno sono presenti un paio di grossi scivoli a forma di dinosauro (per il divertimento dei bambini) ed è abbellito da sentieri nei quali si trovano cactus e svettanti palme, tutte quante decisamente alte, che rivelano in maniera inequivocabile la posizione quasi tropicale della città. Dopo aver attraversato il parco, siamo sbucati nella Piazza 16 Novembre (Place du 16 Novembre), dove c'è la Posta centrale della città, dove ci sono negozi, grandi edifici moderni e quattro rinfrescanti fontane, tre delle quali pirotecniche. Da qui iniziano a biforcarsi alcune strade, alcune di esse portano nella parte più antica di Marrakech, la rinomata medina, vecchia più di novecento anni. Questa è la parte più suggestiva di Marrakech, circondata dalle antiche mura cittadine, accessibile tramite una serie di porte ("bab"). In città ci sono all'incirca una quindicina di porte per l'ingresso alla parte più antica. A questo punto, passeggiando in direzione del cuore centrale di Marrakech, annusando il forte profumo dei fiori di arancio delle aiuole cittadine, abbiamo raggiunto al sospirata medina e vi siamo entrati tramite la porta Bab Doukkala (vicina alla stazione dei bus della città, alla fine di Avenue des Nations Unies). Con l'ausilio volontario di un uomo locale (che diceva di lavorare nell'hotel dove pernottavamo), ci siamo addentrati nella medina. Noi abbiamo accettato il suo invito anche se avevamo già capito che l'espediente era quello di fare da cicerone, per poi chiederci qualche soldo. Dopo un interessante tour della zona vecchia di Marrakech, abbiamo preferito proseguire da soli, liquidando il nostro amico con una piccola mancia. Durante il giro panoramico della medina, suddetto accompagnatore ci ha portati in uno sfarzoso negozio di souvenir, chiamato "Casa Berbera", dove abbiamo comprato alcuni regali; se qualcuno capitasse in questo negozio, peraltro bellissimo, disposto su due piani con merce meravigliosa, originale al cento per cento e fatta a mano, deve ricordarsi di contrattare sempre il prezzo, poiché i commercianti sparano cifre assurde, e solo con un po' di oculatezza si evitano fregature (noi per fortuna siamo stati abili ad abbassare notevolmente la cifra di partenza dei prodotti acquistati). Le sensazioni che avvolgono il visitatore all'interno dei mercati della medina sono molteplici: si passa da un iniziale stordimento, dovuto alla grande calca e alla lenta circolazione claustrofobica fra le viuzze, sino ad una profonda percezione di appagamento, dovuta alla singolarità delle azioni quotidiane che si svolgono entro le mura antiche. I mercati (o per meglio dire "souk", parola araba che vuol appunto dire mercato), presenti in maniera completa e più peculiare il martedì (così almeno ci è stato detto), sono infatti testimonianza di antiche tradizioni; si vende di tutto e si lavora con qualsiasi materiale, tutto quanto fatto a mano sul momento (qui sono ancora in voga i vecchi mestieri e sembra di vivere in un periodo del passato lontano secoli dal presente). Si trova proprio di tutto, ogni genere di merce: si passa dal cibo, per passare all'intarsio di oggetti vari, c'è chi lavora il ferro battuto, chi la stoffa, chi le terrecotte, chi il cuoio, chi il legno, chi i vecchi motorini, ma ci sono anche ceramiche, pietre preziose, eccetera, eccetera. Le merci più gettonate sono comunque gli oggetti metallici, gli oggetti di valore da usare come soprammobile, l'argenteria, le ceramiche, gli oggetti in terracotta e le pietre preziose (in particolare gli oggetti fatti con i lapislazzuli, la giada e l'ambra). Per quanto riguarda le vettovaglie alimentari, i cibi più gettonati sono il pane, la carne, il pesce, la frutta e il thè da bere. Nella medina è tutto quanto un fermento di attività e frenesia, condito da odori e sapori, che rimandano ad usanze lontane nel tempo. Le vie dei souk sono talmente concentrate di gente e banchetti che sembrano non finire mai, in più sono intrecciate, così da sembrare un labirinto e sono pure chiuse in alto da tendoni e teloni, così da non vedere avanti. La medina è labirintica, è avvolta dai rumori dei lavoratori locali, che eseguono piccoli lavori manuali all'aperto, seduti fuori dai loro esercizi, la medina è piena di merce e di botteghe, è un groviglio di strade, è un dedalo interminabile di vie che si snodano in mezzo a tende e bancarelle, tra cibi e spezie, tra profumi e odori, tra artigianato e folklore e, solamente quando si è convinti di essersi persi, si ritrova la strada per uscire e vedere il resto della città. I souk della medina di Marrakech sono nel loro genere fra i più importanti del mondo intero. Dopo aver girato per un bel po' all'interno del cuore antico di Marrakech, siamo usciti dai souk, abbiamo preso un taxi, che in dieci minuti ci ha portato nell'altro simbolo della città, la Piazza Jemaa El Fna (Place Jemaa El Fna o anche Djemaa El Fna). Questa piazza è un altro spaccato di vita marocchina, si vedono i tappeti appesi alle pareti degli edifici, ci sono incantatori di serpenti, gente che suona flauti e tamburelli, qualche scimmietta, carretti che vendono frutta secca e arance; però ci sono anche hotel lussuosi, bei ristoranti e si avverte una punta di mondanità. Tale piazza è essenzialmente il punto di congiunzione tra l'antico e il moderno, come se fosse una sorta di porta temporale che riporta al presente chi è stato dentro alla medina. Place Jemaa El Fna è la più centrale di Marrakech ed è praticamente il nucleo della città, da essa parte un corso nel quale ci sono tantissimi ristoranti, bar e negozi per fare compere varie (nei ristoranti di questa via abbiamo pranzato nei nostri giorni di vacanza). La piazza centrale era affollata anche da turisti, mentre all'interno dei mercati della medina ce n'erano davvero pochi. Vicino a Place Jemaa El Fna si innalza la meravigliosa Koutoubia, vale a dire la più grande moschea della città. La moschea Koutoubia (chiamata anche minareto dei Librai), capolavoro di arte moresca che risale al XII secolo, è alta e massiccia ed è attorniata da curatissimi giardini, con fiori e aranceti. Dopo una sosta nello spiazzale davanti alla Koutoubia, quando la temperatura stava diventando davvero afosa, siamo tornati con il taxi nella parte nuova della città, abbiamo fatto una pausa nella piscina dell'hotel e siamo poi usciti nuovamente, gironzolando lungo Avenue Mohammed VI. Questa è una delle vie più moderne di Marrakech, con aiuole, fontanelle, grandi hotel (che richiamano un po' l'Art Deco District di Miami), bar, ristoranti all'aperto e un'effervescenza tipica delle città di mare (anche se non lo è affatto ed il mare dista centinaia di chilometri). Le vie che intersecano Avenue Mohammed VI sono ricche di viali alberati, ed in generale si trovano moltissime aree verdi in tutta città, tanto che non sembra per nulla una città del Nordafrica. Dopo una bibita fresca in un bar, abbiamo proseguito la visita della Ville Nouvelle, fermandoci ad osservare il Palais des Congres. Dopodiché abbiamo fatto ritorno all'hotel e ci siamo diretti a piedi dalla parte opposta rispetto ad Avenue Mohammed VI, prendendo l'altra grande strada di Marrakech, cioè Avenue Mohammed V (a volta scritta anche Avenue Mohamed V). Questa via unisce di fatto la città nuova a quella vecchia ed è piena di negozi, di luci, di vita, persino di centri commerciali e fast food. Avenue Mohammed V termina in Place du 16 Novembre. La vita lungo Avenue Mohammed V è prettamente all'occidentale, c'è ben poca differenza con i corsi principali delle grandi città europee (anche le donne in Marocco girano liberamente senza il velo in testa e hanno decisamente meno restrizioni rispetto ai paesi confinanti, ed in generale tutte quante le persone vestono in maniera casual, con vestiti non diversi da quelli che mettiamo noi ogni giorno). Sempre lungo Avenue Mohammed V e nei suoi paraggi abbiamo notato lo slancio espansionistico della città, c'erano numerosi cantieri aperti, c'erano tanti edifici in costruzione e tanti altri appena costruiti, segno che la città è in piena evoluzione e mira ad ampliarsi e a diventare sempre più importante. Marrakech è dunque frutto e testimonianza di un paese avanzato con attitudini alla modernità, che non vuole certamente fare parte dei paesi arretrati. Osservando gli sfarzosi negozi di Avenue Mohammed V e di Place du 16 Novembre, si nota una contrapposizione assoluta con la medina e pensare che Place du 16 Novembre dista pochi minuti a piedi dai quartieri più antichi. C'è una distanza assiderale tra il vecchio e il nuovo, tra il centro storico all'interno delle mura di cinta e tutto ciò che si estende al di fuori. Eppure Marrakech è così, due città in una: la prima vecchia, che non è cambiata nei corso dei secoli, la seconda tutt'intorno che non ha nulla di meno di città ben più blasonate e moderne. Sembrano due mondi opposti, il fascino della tradizione che resiste alla tecnologia che incalza; ma ciò non è valido per Marrakech, infatti il vecchio e il nuovo convivono senza problemi, poiché la medina fa parte integrante dell'immagine della città, è il suo fiore all'occhiello e per nessun motivo deve essere modernizzata o cambiata (la medina è la cosa più importante della città, senza la quale Marrakech avrebbe poco valore storico). Dietro a Place du 16 Novembre, superati alcuni negozi alla moda, si trova un'altra moschea, ben più piccola della Koutoubia, ma ugualmente degna di nota. Di sera abbiamo cenato in un elegante ristorante in una via limitrofa al nostro hotel, via che intersecava Avenue Mohammed VI.
05/03/2008 Di mattina abbastanza presto, imboccando la Avenue Mohammed VI e quindi successivamente passando per un lungo viale alberato ed ombroso con alberi frondosi (viale che si trova in una via traversa rispetto ad Avenue Mohammed VI), siamo andati a piedi fino in Place du 16 Novembre. Da Avenue Mohammed VI, per arrivare fino a
Place du 16 Novembre, è possibile prendere Boulevard Moulay Rachid o Boulevard El Mansour Eddahbi, oppure transitare all'interno del Jardin El Harti. A questo punto passando per Avenue des Nations Unies ci siamo diretti sempre a piedi verso lo stupendo parco-giardino botanico, chiamato Jardin Majorelle. Il parco è composto da favolosi giardini, voluti e creati nel 1931 dal pittore francese Jacques Majorelle. Qui sono presenti moltissime varietà di piante tropicali, fra cui palme, fiori, cactus, bambù e tante altre ancora, il tutto è rilassante ed estasiante. Ci sono pure delle fontanelle e il piccolo Musée d'Art Islamique all'interno di un edificio colorato di blu (l'ingresso al giardino di Majorelle costa poco ed i biglietti si comprano davanti all'ingresso). Nel percorso per raggiungere il parco di Majorelle siamo transitati davanti alla Bab Doukkala, quindi, una volta superata la stazione dei bus, abbiamo proseguito dritto in direzione di Route des Remparts. Abbiamo oltrepassato una grande piazza monumentale (riconoscibile grazie alle sue numerose colonne squadrate, o meglio torrette, allineate e poste a breve distanza le une delle altre, con una pianticella di ulivo posta sopra ognuna di esse) e poi siamo sfilati davanti al minareto di un'altra moschea. Il Jardin Majorelle si trova in Avenue Yacoub El Mansour. Dopo aver trascorso un po' di tempo al fresco del parco, siamo usciti e ci siamo fatti portare da un taxi fino in Place Jemaa El Fna, ove abbiamo gironzolato ancora, abbiamo fatto altre foto e abbiamo osservato la vita marocchina svolgersi nel suo trepidio. Dopodiché abbiamo pranzato in una delle vie laterali, ove si trovano ristoranti e negozi; successivamente abbiamo osservato ancora per bene la moschea Koutoubia e siamo andati nella parte posteriore, ove c'è un delizioso parchetto pieno di aranci. A questo punto, visto che era lì vicino, siamo transitati davanti al Palais Royal e poi abbiamo visto la Bab Agnaou (una delle porte più antiche ed importanti della città), che si trova proprio a due passi dal Palazzo Reale. E' inutile negare che il fascino dell'architettura marocchina ci ha stregati e ci ha lascito a bocca aperta. Contenti di ciò che avevamo veduto, siamo ritornati nella zona della città moderna, ripassando davanti alla moschea e prendendo la Avenue Mohammed V per tutta la sua lunghezza. Dopo un po' che percorrevamo a piedi questa via, prima di uscire dalle fortificazioni della città vecchia tramite la Bab Nkob, abbiamo fatto una foto al palazzo della Délégation Régionale du Tourisme. Dopo aver fatto ritorno in hotel, abbiamo ancora approfittato del sole e ne abbiamo preso un po' a bordo piscina. Poi ci siamo incamminati nuovamente lungo Avenue Mohammed VI, abbiamo fatto sosta in un bar e abbiamo goduto ancora della beltà dei viali e degli edifici di Marrakech. Di sera abbiamo cenato in un fast food di Place du 16 Novembre e abbiamo fatto ancora due passi tra le fontane e le vie commerciali dei dintorni. Durante la sera il clima era assai piacevole.
06/03/2008 Dopo un'abbondante colazione in hotel, con un taxi siamo andati in aeroporto e in tarda mattinata abbiamo preso il nostro aereo per Milano Malpensa (stessa compagnia aerea dell'andata). Durante il trasferimento dall'hotel all'aeroporto abbiamo ammirato le montagne innevate che si trovano a circa cinquanta chilometri in linea d'aria da Marrakech. Marrakech ha una popolazione superiore agli ottocentomila abitanti, che crescono ulteriormente nell'area metropolitana; la sua medina è dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La struttura urbanistica della città è molto semplice da descrivere: tutto ciò che sta all'interno delle mura di cinta fa parte della medina (cioè la parte più antica), mentre tutto il resto che sta fuori dal perimetro delle mura fa parte della Ville Nouvelle (cioè la più nuova della città). Concludendo posso dire che la medina è l'animo autentico di Marrakech, la parte più vera, che è rimasta intatta nei secoli, ed è frequentata e vissuta quasi esclusivamente dalla popolazione locale, che ci tiene a preservarla così com'è, per salvaguardare le proprie tradizioni (con giusta ragione, poiché le antiche tradizione fanno parte del bagaglio culturale di un popolo, delle loro radici e non devono né essere cancellate, né essere dimenticate). Un giro all'interno è per questi motivi doveroso, anche perché è come vivere per pochi istanti anni di storia araba e folklore locale, ed è meraviglioso immergersi per un attimo in un ambiente così caratteristico e unico, così tanto distante e diverso dal nostro tipo di vita. Solamente la medina vale la pena di un viaggio a Marrakech, figurarsi tutto il resto... Marrakech ha dunque tutte le prerogative di una città esotica: il sapore e il colore d'Africa, il mistero e il fascino d'Oriente, il tipico stile di vita arabo. E' un concentrato di cose che la rendono particolare e tanto desiderosa di farsi scoprire dal viaggiatore; Marrakech è il giardino del Nordafrica e spicca con la sua medina intessuta di valori autentici e di azioni che mai sono cambiate da secoli: i vecchi mestieri. Passeggiando per il cuore antico della città si avverte una sensazione magica, che richiama tempi andati e che fa sognare ad occhi aperti. Ancora due ultimissime curiosità, nei giorni di nostra permanenza, oltre a vedere una città verdissima, abbiamo pure osservato le numerose rondini che svernano in Africa (le rondini non sono gli unici volatili presenti a Marrakech, infatti sopra ai piantoni delle porte della città vecchia si trovano parecchi nidi di cicogne); seconda curiosità, nonostante i quasi trenta gradi, molti marocchini erano in giro col giubbotto invernale, poiché anche da loro era inverno (cielo terso e sole fanno sempre da padroni nella meteorologia del Marocco).
|